IL GIARDINO DELLE ESPERIDI E L'AVALON CELTICO
Oltre alla stretta connessione tra la vicenda di Biancaneve, il Giudizio di Paride e l'episodio di Adamo ed Eva, dove si possono chiaramente individuare punti di convergenza, vi sono analogie significative anche tra il Giardino delle Esperidi (mitologia greca) e la leggendaria isola di Avalon (mitologia celtica), entrambi teatri di numerosi episodi mitici. Infatti, nonostante la distanza geografica e temporale, entrambi i luoghi sono caratterizzati da un'atmosfera idilliaca e dalla presenza di pomi portatori di significati simbolici. In virtù di queste caratteristiche peculiari sia il Giardino delle Esperidi sia l'isola di Avalon possono richiamare alla mente il Giardino dell'Eden, ricollegandoci in questo modo alla tradizione biblica (cfr. Adamo ed Eva).
GIARDINO DELLE ESPERIDI (῾Εσπερίδες)
Nella mitologia greca le Esperidi erano Figlie di Atlante e di Esperide (stella della sera). Il loro numero è incerto. Tuttavia la tradizione mitologica ci tramanda una triade divina (Egle, Eritea ed Esperetusa; o Egle, Espere e Aretusa; o Lipara, Asterope e Crisotemi). La leggenda delle Esperidi s'incontra per la prima volta nella Teogonia esiodea: al confine occidentale della terra, dove il giorno e la notte s'incontrano, in un'isola dell'Oceano vi è un giardino dove le Esperidi dall'amabile canto custodiscono i pomi d'oro insieme al terribile drago di nome Ladone. Quanto all'origine degli aurei pomi delle Esperidi, si narrava che all'epoca delle nozze di Zeus e di Era, la Terra avesse fatto nascere l'albero con quei frutti meravigliosi e di essi avesse fatto dono ai due sommi numi. I pomi meravigliosi sono simbolo della fecondità e dell'amore.
Oltre alla stretta connessione tra la vicenda di Biancaneve, il Giudizio di Paride e l'episodio di Adamo ed Eva, dove si possono chiaramente individuare punti di convergenza, vi sono analogie significative anche tra il Giardino delle Esperidi (mitologia greca) e la leggendaria isola di Avalon (mitologia celtica), entrambi teatri di numerosi episodi mitici. Infatti, nonostante la distanza geografica e temporale, entrambi i luoghi sono caratterizzati da un'atmosfera idilliaca e dalla presenza di pomi portatori di significati simbolici. In virtù di queste caratteristiche peculiari sia il Giardino delle Esperidi sia l'isola di Avalon possono richiamare alla mente il Giardino dell'Eden, ricollegandoci in questo modo alla tradizione biblica (cfr. Adamo ed Eva).
GIARDINO DELLE ESPERIDI (῾Εσπερίδες)
Nella mitologia greca le Esperidi erano Figlie di Atlante e di Esperide (stella della sera). Il loro numero è incerto. Tuttavia la tradizione mitologica ci tramanda una triade divina (Egle, Eritea ed Esperetusa; o Egle, Espere e Aretusa; o Lipara, Asterope e Crisotemi). La leggenda delle Esperidi s'incontra per la prima volta nella Teogonia esiodea: al confine occidentale della terra, dove il giorno e la notte s'incontrano, in un'isola dell'Oceano vi è un giardino dove le Esperidi dall'amabile canto custodiscono i pomi d'oro insieme al terribile drago di nome Ladone. Quanto all'origine degli aurei pomi delle Esperidi, si narrava che all'epoca delle nozze di Zeus e di Era, la Terra avesse fatto nascere l'albero con quei frutti meravigliosi e di essi avesse fatto dono ai due sommi numi. I pomi meravigliosi sono simbolo della fecondità e dell'amore.
- Nonostante la presenza di Ladone, però, Eris - la dea della discordia – riuscì ad eludere la sorveglianza del terribile drago ed a rubare una delle mele d'oro. Su questa incise la famosa frase "Alla più bella", e si recò quindi al matrimonio tra Peleo e Teti – dove non era stata invitata – lasciando cadere la mela sul tavolo che Zeus aveva allestito per gli sposi, e causando l'inizio della guerra di Troia (cfr. Giudizio di Paride).
- Il giardino delle Esperidi fu anche teatro dell'undicesima fatica di Ercole. Egli per volere di Euristeo, dal quale avrebbe ottenuto l'immortalità, nella sua XI fatica ebbe come compito quello di rubare i preziosi pomi. Il mito, nella versione di Apollodoro, racconta che Eracle, consapevole del desiderio del padre delle Esperidi di cogliere i pomi, gli giocò un inganno, offrendosi al suo posto come reggitore del cielo: Atlante rubò i pomi, ma una volta compiuto il furto, Eracle, con la scusa di prendere un cuscino da porre sulle spalle, lo richiamò a reggere il celeste fardello. Atlante ingenuamente acconsentì, posò i pomi per terra e recuperò l'ingente volta, mentre il vigoroso eroe afferrò i pomi e li consegnò ad Euristeo. Già ai tempi dell'antica Roma il mitologico giardino aveva perso l'alone di mistero che lo circondava, per essere poi ripreso, come visione di luogo idilliaco e di pace, dagli artisti del Rinascimento, quasi paragonile al Giardino dell'Eden.