Giudizio di Paride
Lucas Cranach
Il Giudizio di Paride era un soggetto molto diffuso e amato nell’arte del tardo Medioevo e del Rinascimento. Le fonti letterarie più note erano quelle di Benoît de Sante-Maure e l’Histoira destructionis Troiae, scritta tra il 1207 e il 1287 dal siciliano Guido delle Colonne. Nella leggenda di Troia Paride, addormentatosi durante una battuta di caccia, vide in sogno Mercurio al cospetto delle tre dee Venere, Minerva e Giunone, tra le quali scelse la più bella a cui destinare la mela d’oro.
Il dipinto di Cranach, databile tra il 1512 e il 1514, riprende una precedente xilografia del 1508, in cui Paride è rappresentato vestito con una ricca armatura, come era consuetudine nelle numerose illustrazioni del mito nelle stampe e negli oggetti d’arte applicata dell’epoca. Con gli occhi semiaperti, quasi come se fosse stato appena svegliato, osserva Mercurio raffigurato come un generale con l’elmo alato e la barba grigia, nell’atto di offrirgli il pomo a forma di globo; accanto a lui sono le tre dee della contesa: Venere, Giunone e Minerva. La scena di stampo cortese si svolge all’estremità di un bosco sul cui sfondo si intravede una fortificazione arroccata su una rupe. E’ probabile che Cranach conoscesse la xilografia anonima del Sogno di Paride posta a illustrazione di una poesia dell’umanista Giovanni Battista Cantalicio, stampata nel 1504 per gli studenti dell’Università di Wittenberg; una delle interpretazioni umanistiche del mito, infatti, individuava nelle tre dee la personificazione della vita attiva, contemplativa e lussuriosa.
Il Giudizio di Paride era un soggetto molto diffuso e amato nell’arte del tardo Medioevo e del Rinascimento. Le fonti letterarie più note erano quelle di Benoît de Sante-Maure e l’Histoira destructionis Troiae, scritta tra il 1207 e il 1287 dal siciliano Guido delle Colonne. Nella leggenda di Troia Paride, addormentatosi durante una battuta di caccia, vide in sogno Mercurio al cospetto delle tre dee Venere, Minerva e Giunone, tra le quali scelse la più bella a cui destinare la mela d’oro.
Il dipinto di Cranach, databile tra il 1512 e il 1514, riprende una precedente xilografia del 1508, in cui Paride è rappresentato vestito con una ricca armatura, come era consuetudine nelle numerose illustrazioni del mito nelle stampe e negli oggetti d’arte applicata dell’epoca. Con gli occhi semiaperti, quasi come se fosse stato appena svegliato, osserva Mercurio raffigurato come un generale con l’elmo alato e la barba grigia, nell’atto di offrirgli il pomo a forma di globo; accanto a lui sono le tre dee della contesa: Venere, Giunone e Minerva. La scena di stampo cortese si svolge all’estremità di un bosco sul cui sfondo si intravede una fortificazione arroccata su una rupe. E’ probabile che Cranach conoscesse la xilografia anonima del Sogno di Paride posta a illustrazione di una poesia dell’umanista Giovanni Battista Cantalicio, stampata nel 1504 per gli studenti dell’Università di Wittenberg; una delle interpretazioni umanistiche del mito, infatti, individuava nelle tre dee la personificazione della vita attiva, contemplativa e lussuriosa.
Pieter Paul Rubens
La composizione, tagliata orizzontalmente, presenta sulla destra tre dee, avvolte in trasparenti veli: Venere (riconoscibile grazie alla presenza di Eros che è aggrappato alle sue gambe e un amorino che le cinge il capo con una corona floreale) tra Minerva e Giunone.
Sulla sinistra è Paride che offre alla più bella (Venere) il pomo d'oro datogli da Mercurio, che, appoggiato su un albero in compagnia di un cane, assiste alla scena. Alle spalle dei protagonisti si apre un incantevole paesaggio ricco di sfumature cromatiche che lasciano intendere che l'episodio si svolge al tramonto.
I corpi opulenti delle donne rappresentano il pieno trionfo della carnalità, così come era intesa da Rubens, sempre pronto a raffigurare donne dall'armonica sensualità. Certamente il suo ideale di bellezza doveva corrispondere a quello della giovane moglie Elena Fourment che qui posò per il marito assumendo le sembianze di Venere.
L'opera era parte del ciclo decorativo della Torre della Parada eseguito da Rubens per Filippo IV di Spagna, con la larga partecipazione della bottega a causa delle sue precarie condizioni di salute.
La composizione, tagliata orizzontalmente, presenta sulla destra tre dee, avvolte in trasparenti veli: Venere (riconoscibile grazie alla presenza di Eros che è aggrappato alle sue gambe e un amorino che le cinge il capo con una corona floreale) tra Minerva e Giunone.
Sulla sinistra è Paride che offre alla più bella (Venere) il pomo d'oro datogli da Mercurio, che, appoggiato su un albero in compagnia di un cane, assiste alla scena. Alle spalle dei protagonisti si apre un incantevole paesaggio ricco di sfumature cromatiche che lasciano intendere che l'episodio si svolge al tramonto.
I corpi opulenti delle donne rappresentano il pieno trionfo della carnalità, così come era intesa da Rubens, sempre pronto a raffigurare donne dall'armonica sensualità. Certamente il suo ideale di bellezza doveva corrispondere a quello della giovane moglie Elena Fourment che qui posò per il marito assumendo le sembianze di Venere.
L'opera era parte del ciclo decorativo della Torre della Parada eseguito da Rubens per Filippo IV di Spagna, con la larga partecipazione della bottega a causa delle sue precarie condizioni di salute.
Joachim Wtewael
Il pittore e disegnatore olandese Wtewael Joachim, o Joachim Uytewael, nasce ad Utrecht nel 1566. La sua arte si è basata soprattutto su dipinti di soggetti religiosi e mitologici. Fino all'età di diciotto anni, Wtewael si occupa di incisioni del vetro con il padre nella sua città natale di Utrecht. Subito dopo, trascorre due anni all'estero, intorno agli anni 1588-92, prima in Italia e poi in Francia, dove coltiva il suo stile pittorico. Al suo ritorno a Utrecht all'età di 25, è diventato uno dei massimi esponenti del manierismo olandese. Durante la sua vita Wtewael produce dipinti, disegni, incisioni e vetrate.
Il pittore e disegnatore olandese Wtewael Joachim, o Joachim Uytewael, nasce ad Utrecht nel 1566. La sua arte si è basata soprattutto su dipinti di soggetti religiosi e mitologici. Fino all'età di diciotto anni, Wtewael si occupa di incisioni del vetro con il padre nella sua città natale di Utrecht. Subito dopo, trascorre due anni all'estero, intorno agli anni 1588-92, prima in Italia e poi in Francia, dove coltiva il suo stile pittorico. Al suo ritorno a Utrecht all'età di 25, è diventato uno dei massimi esponenti del manierismo olandese. Durante la sua vita Wtewael produce dipinti, disegni, incisioni e vetrate.
- Lo stile di Wtewael è artificiale ma affascinante, quasi rimasto intatto dagli sviluppi naturalistici dell'epoca. Le sue opere sono caratterizzate da colori acidi e da figure eleganti messe in pose volutamente distorte. La migliore collezione delle sue opere, tra cui un autoritratto (1601), si trova nel Centraal Museum, Utrecht. L'artista muore ad Utrecht il 13 Agosto 1638.