Nella tradizione biblica, l'Albero della Conoscenza del Bene e del Male, o semplicemente l'Albero della Conoscenza, è l'albero dell'Eden, menzionato nella Genesi assieme all'Albero della Vita, da cui scaturì il peccato originale a seguito dell'infrazione del divieto, posto da Dio, ad Adamo ed Eva di mangiarne i frutti.
Riferimenti ai testi:
Per comprendere cosa significa l'Albero della Conoscenza del Bene e del Male bisogna considerare anzitutto l'altro albero presente nel giardino, l'Albero della Vita: quest'albero è in rapporto col dilemma "vita o morte"; poterne usufruire significa per Adamo ed Eva vivere, altrimenti morire. In altre parole, la vita dell'uomo dipende anche da un suo atteggiamento consapevole e responsabile, dall'impiego della sua libertà.
L'Albero della Conoscenza a fianco dell'Albero della Vita è un riferimento all'uso della libertà umana, è l'ago della bilancia della riuscita del destino dell'uomo. Come bisogna comportarsi in modo da realizzare pienamente la propria vita evitando le insidie della morte? La domanda situa l'interpretazione dell'Albero all'interno delle tematiche sapienziali. L'Albero della Conoscenza del Bene e del Male ha il significato di insegnare come si vive alle dipendenze di Dio per ottenere e raggiungere la piena realizzazione della propria esistenza.
L'intera formula conoscere il bene e il male ricorre spesso nella Bibbia, ad indicare la totalità positiva o negativa attraverso la menzione dei due poli antitetici (cfr. Dt 32,36;). Conoscere il bene e il male significa quindi conoscere tutto, sapere come stanno perfettamente le cose (cfr. 2Sam.14,17-20;); "non conoscere il bene e il male" equivale a non sapere nulla, a ignorare la cosa di cui, per esempio, si è interrogati (cfr. Gen. 24,50; 31,24-29; 2Sam.13,22;).
Di conseguenza l'Albero della Conoscenza del Bene e del Male significherebbe la conoscenza universale, superiore, riservata a Dio. Nel momento in cui Adamo ed Eva tentassero di appropriarsene con una ricerca o con l'esperienza, essi oltrepasserebbero i limiti della loro natura e si approprierebbero di un bene indebito. Una simile interpretazione ha una qualche validità, poiché è sufficientemente conforme alla problematica sapienziale.
Nella cultura dell'Europa occidentale, soprattutto a partire dal Medioevo, l'Albero della conoscenza del Bene e del Male viene considerato un melo e la mela viene universalmente usata come simbolo della tentazione. Una mela morsicata vuole dire che la tentazione è stata consumata, che abbiamo ceduto ad essa. Ma perché proprio una mela? La Bibbia parlando del frutto dell’albero da cui l’uomo non doveva mangiare, non specifica assolutamente di quale frutto fosse, come possiamo leggere nel libro della Genesi:
“Dio, il Signore, prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse. Dio, il Signore, ordinò all’uomo: «Mangia pure da ogni albero del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai» […] Il serpente era il più astuto di tutti gli animali dei campi che Dio, il Signore, aveva fatti. Esso disse alla donna: «Come! Dio vi ha detto di non mangiare da nessun albero del giardino?» La donna rispose al serpente: «Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare; ma del frutto dell’albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete”». Il serpente disse alla donna: «No, non morirete affatto; ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male». La donna osservò che l’albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere e che l’albero era desiderabile per acquistare conoscenza; prese del frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò.” (Genesi 2,15-17; 3,1-6).
La tradizione che identifica nella mela il frutto dell’albero proibito nasce quasi certamente dalla traduzione della Bibbia in latino (detta ‘Vulgata’, del IV secolo d.C.). Nel brano della tentazione, parlando dell’albero della conoscenza del bene e del male, la Vulgata utilizza i termini “bonum” et “malum”, dove malum significa ‘male’. La parola malum significa anche ‘mela’. Dunque all’origine dello stretto legame tra la mela e il male c’è un'ambigua traduzione del termine malum e questa falsa associazione di idee (malum ‘male’ – malum ‘mela’) è entrata a far parte dell’immaginario collettivo, grazie soprattutto alle rappresentazioni artistiche del Medioevo e del Rinascimento. Infatti soprattutto gli artisti del Medioevo dovendo raffigurare la prima donna che coglie il frutto proibito, considerarono la mela (rossa, tonda e succosa, ma insidiosa) perfetta per raffigurare il frutto della tentazione.
Ormai nell’immaginario collettivo la mela (o pomo) viene automaticamente associata al peccato di Adamo ed Eva. E non deve meravigliare il fatto che perfino un ottimo dizionario come lo Zingarelli possa tranquillamente affermare, riguardo il frutto proibito:
“il pomo che, secondo la narrazione biblica, Adamo non doveva mangiare”
Un'altra ipotesi è che col diffondersi del cristianesimo all'Europa continentale, in cui il fico non era conosciuto, esso sia stato sostituito nella tradizione dalla ben più familiare mela, in modo da rendere immediatamente chiare le rappresentazioni figurative. In realtà la mela, in alcune culture anteriori al cristianesimo, era l'attributo di Venere, la dea dell'amore (nella sua accezione erotica). È possibile che l'iconografia di due giovani che si scambiano una mela (in cui, inizialmente, era abbastanza indifferente chi si pensava stesse dando e chi ricevendo il frutto) sia poi passata in ambito cristiano, dando origine alla identificazione tra il frutto proibito e la mela stessa.
Riferimenti ai testi:
- Genesi 2,9: "Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male".
- Genesi 2,16: "e Dio impose all'uomo anche questo comando: «Di ogni albero del giardino puoi mangiare a sazietà. Ma in quanto all'albero della conoscenza del bene e del male NON ne devi mangiare, poiché nel giorno in cui ne mangerai certamente dovrai morire» ".
Per comprendere cosa significa l'Albero della Conoscenza del Bene e del Male bisogna considerare anzitutto l'altro albero presente nel giardino, l'Albero della Vita: quest'albero è in rapporto col dilemma "vita o morte"; poterne usufruire significa per Adamo ed Eva vivere, altrimenti morire. In altre parole, la vita dell'uomo dipende anche da un suo atteggiamento consapevole e responsabile, dall'impiego della sua libertà.
L'Albero della Conoscenza a fianco dell'Albero della Vita è un riferimento all'uso della libertà umana, è l'ago della bilancia della riuscita del destino dell'uomo. Come bisogna comportarsi in modo da realizzare pienamente la propria vita evitando le insidie della morte? La domanda situa l'interpretazione dell'Albero all'interno delle tematiche sapienziali. L'Albero della Conoscenza del Bene e del Male ha il significato di insegnare come si vive alle dipendenze di Dio per ottenere e raggiungere la piena realizzazione della propria esistenza.
L'intera formula conoscere il bene e il male ricorre spesso nella Bibbia, ad indicare la totalità positiva o negativa attraverso la menzione dei due poli antitetici (cfr. Dt 32,36;). Conoscere il bene e il male significa quindi conoscere tutto, sapere come stanno perfettamente le cose (cfr. 2Sam.14,17-20;); "non conoscere il bene e il male" equivale a non sapere nulla, a ignorare la cosa di cui, per esempio, si è interrogati (cfr. Gen. 24,50; 31,24-29; 2Sam.13,22;).
Di conseguenza l'Albero della Conoscenza del Bene e del Male significherebbe la conoscenza universale, superiore, riservata a Dio. Nel momento in cui Adamo ed Eva tentassero di appropriarsene con una ricerca o con l'esperienza, essi oltrepasserebbero i limiti della loro natura e si approprierebbero di un bene indebito. Una simile interpretazione ha una qualche validità, poiché è sufficientemente conforme alla problematica sapienziale.
Nella cultura dell'Europa occidentale, soprattutto a partire dal Medioevo, l'Albero della conoscenza del Bene e del Male viene considerato un melo e la mela viene universalmente usata come simbolo della tentazione. Una mela morsicata vuole dire che la tentazione è stata consumata, che abbiamo ceduto ad essa. Ma perché proprio una mela? La Bibbia parlando del frutto dell’albero da cui l’uomo non doveva mangiare, non specifica assolutamente di quale frutto fosse, come possiamo leggere nel libro della Genesi:
“Dio, il Signore, prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse. Dio, il Signore, ordinò all’uomo: «Mangia pure da ogni albero del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai» […] Il serpente era il più astuto di tutti gli animali dei campi che Dio, il Signore, aveva fatti. Esso disse alla donna: «Come! Dio vi ha detto di non mangiare da nessun albero del giardino?» La donna rispose al serpente: «Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare; ma del frutto dell’albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete”». Il serpente disse alla donna: «No, non morirete affatto; ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male». La donna osservò che l’albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere e che l’albero era desiderabile per acquistare conoscenza; prese del frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò.” (Genesi 2,15-17; 3,1-6).
La tradizione che identifica nella mela il frutto dell’albero proibito nasce quasi certamente dalla traduzione della Bibbia in latino (detta ‘Vulgata’, del IV secolo d.C.). Nel brano della tentazione, parlando dell’albero della conoscenza del bene e del male, la Vulgata utilizza i termini “bonum” et “malum”, dove malum significa ‘male’. La parola malum significa anche ‘mela’. Dunque all’origine dello stretto legame tra la mela e il male c’è un'ambigua traduzione del termine malum e questa falsa associazione di idee (malum ‘male’ – malum ‘mela’) è entrata a far parte dell’immaginario collettivo, grazie soprattutto alle rappresentazioni artistiche del Medioevo e del Rinascimento. Infatti soprattutto gli artisti del Medioevo dovendo raffigurare la prima donna che coglie il frutto proibito, considerarono la mela (rossa, tonda e succosa, ma insidiosa) perfetta per raffigurare il frutto della tentazione.
Ormai nell’immaginario collettivo la mela (o pomo) viene automaticamente associata al peccato di Adamo ed Eva. E non deve meravigliare il fatto che perfino un ottimo dizionario come lo Zingarelli possa tranquillamente affermare, riguardo il frutto proibito:
“il pomo che, secondo la narrazione biblica, Adamo non doveva mangiare”
Un'altra ipotesi è che col diffondersi del cristianesimo all'Europa continentale, in cui il fico non era conosciuto, esso sia stato sostituito nella tradizione dalla ben più familiare mela, in modo da rendere immediatamente chiare le rappresentazioni figurative. In realtà la mela, in alcune culture anteriori al cristianesimo, era l'attributo di Venere, la dea dell'amore (nella sua accezione erotica). È possibile che l'iconografia di due giovani che si scambiano una mela (in cui, inizialmente, era abbastanza indifferente chi si pensava stesse dando e chi ricevendo il frutto) sia poi passata in ambito cristiano, dando origine alla identificazione tra il frutto proibito e la mela stessa.