Sulla mela caduta in testa a Newton sono diffusi documenti precisi e commenti adeguati in proposito. Dell'episodio parla uno dei primi biografi di Newton, il suo contemporaneo William Stukeley (1687-1765). Stukeley era un antiquario, uno dei fondatori della scienza archeologica (studiò a fondo Stonehenge), che nel corso della sua vita conobbe e divenne amico di Newton. Del grande fisico egli raccolse le memorie, Memoirs of Sir Isaac Newton's Life, che pubblicò nel 1752 e rese pubbliche online nel novembre 2010 dalla Royal Society, la stessa celebre società scientifica inglese di cui Newton fu presidente. All'interno di queste memorie è riportato l'episodio della mela che sarebbe stato raccontato a William Stukeley durante una conversazione con Newton. Leggiamo il breve passo:
«After dinner, the weather being warm, we went into the garden, & drank thea under the shade of some appletrees, only he, & myself. amidst other discourse, he told me, he was just in the same situation, as when formerly, the notion of gravitation came into his mind. It was occasion'd by the fall of an apple, as he sat in a contemplative mood. Why should that apple always descend perpendicularly to the ground, thought he to him self ? Why should it not go sideways or upwards, but constantly to the earths centre? Assuredly, the reason is, that the earth draws it. There must be a drawing power in matter»
[Memoirs of Sir Isaac Newton's Life (Editor Hastings White,1936) pp. 19-20].
Traduzione:
«Dopo cena andammo a bere un tè in giardino, sotto un melo, ed egli mi disse che era proprio in una situazione analoga quando, molto tempo addietro, la nozione di gravitazione gli era balenata nella mente. La cosa era stata originata dalla caduta di una mela mentre era seduto e stava riflettendo. Perché avviene che le mele cadono sempre perpendicolarmente a terra ? egli pensò tra sé e sé. Perché non cadono a zig zag o non vanno verso l'alto ma costantemente verso il centro della Terra? La ragione risiede certamente nell'attrazione della Terra. Ci deve essere una forza attrattiva nella materia».
Dunque William Stukeley conferma in larga parte la veridicità del celebre aneddoto. Tuttavia è presumibile che il frutto non gli sia piombato in testa, come si può pensare elementarmente, ma molto probabilmente lo scienziato si trovava nel giardino della sua casa di Woolsthorpe Manor, nel Lincolnshire, quando assistette al tonfo del frutto ed ebbe così la primissima nozione della forza di gravità. L'episodio divenne famoso quando fu ripreso da Voltaire nella quindicesima delle sue Lettres philosophiques (1734).
E' necessario precisare, però, che in questo contesto la mela non è portatrice di profondi significati simbolici, ma parimenti è degno di nota il fatto che Newton abbia scelto proprio questo frutto. La mela svolge una funzione propulsiva che porta alla scoperta di una legge scientifica fondamentale (e positiva) per la conoscenza della realtà e per la vita umana: non ha nessuna accezione negativa, anzi si configura come quel elemento naturale che svela un mistero della natura stessa. Inoltre alcuni studiosi legano tale episodio alla profonda religiosità di Newton: la mela serviva allo scienzato come una sorta di parabola che lo riportava all'albero biblico della conoscenza.
«After dinner, the weather being warm, we went into the garden, & drank thea under the shade of some appletrees, only he, & myself. amidst other discourse, he told me, he was just in the same situation, as when formerly, the notion of gravitation came into his mind. It was occasion'd by the fall of an apple, as he sat in a contemplative mood. Why should that apple always descend perpendicularly to the ground, thought he to him self ? Why should it not go sideways or upwards, but constantly to the earths centre? Assuredly, the reason is, that the earth draws it. There must be a drawing power in matter»
[Memoirs of Sir Isaac Newton's Life (Editor Hastings White,1936) pp. 19-20].
Traduzione:
«Dopo cena andammo a bere un tè in giardino, sotto un melo, ed egli mi disse che era proprio in una situazione analoga quando, molto tempo addietro, la nozione di gravitazione gli era balenata nella mente. La cosa era stata originata dalla caduta di una mela mentre era seduto e stava riflettendo. Perché avviene che le mele cadono sempre perpendicolarmente a terra ? egli pensò tra sé e sé. Perché non cadono a zig zag o non vanno verso l'alto ma costantemente verso il centro della Terra? La ragione risiede certamente nell'attrazione della Terra. Ci deve essere una forza attrattiva nella materia».
Dunque William Stukeley conferma in larga parte la veridicità del celebre aneddoto. Tuttavia è presumibile che il frutto non gli sia piombato in testa, come si può pensare elementarmente, ma molto probabilmente lo scienziato si trovava nel giardino della sua casa di Woolsthorpe Manor, nel Lincolnshire, quando assistette al tonfo del frutto ed ebbe così la primissima nozione della forza di gravità. L'episodio divenne famoso quando fu ripreso da Voltaire nella quindicesima delle sue Lettres philosophiques (1734).
E' necessario precisare, però, che in questo contesto la mela non è portatrice di profondi significati simbolici, ma parimenti è degno di nota il fatto che Newton abbia scelto proprio questo frutto. La mela svolge una funzione propulsiva che porta alla scoperta di una legge scientifica fondamentale (e positiva) per la conoscenza della realtà e per la vita umana: non ha nessuna accezione negativa, anzi si configura come quel elemento naturale che svela un mistero della natura stessa. Inoltre alcuni studiosi legano tale episodio alla profonda religiosità di Newton: la mela serviva allo scienzato come una sorta di parabola che lo riportava all'albero biblico della conoscenza.