MITO DI ATALANTA
Atalanta (dal greco Ἀταλάντη Atalànte, "in equilibrio") è una figura della mitologia greca, figlia di Iaso, re dell'Arcadia, e di Climene.
Il padre desiderava un maschio e, com'era costume in questi casi, la abbandonò sul monte Pelio. Artemide inviò un'orsa, che se ne prese cura allattandola e allevandola. Qualche tempo dopo fu trovata da un gruppo di cacciatori che la crebbero.
La propensione per la caccia si manifestò presto quando affrontò e uccise con l'arco i centauri Ileo e Reco che avevano tentato di possederla. In seguito chiese di far parte degli Argonauti ma Giasone, che temeva la presenza di una donna sulla nave Argo, rifiutò. Altra prova di destrezza nella caccia la diede partecipando alla battuta per la cattura del cinghiale calidonio che riuscì a ferire per prima. Meleagro, in segno di onore, le fece dono della pelle della preda. L'eco dell'impresa la rese famosa tanto che il padre infine la riconobbe. Le insistenze del padre affinché si sposasse incontrarono la sua contrarietà: infatti un oracolo le aveva predetto che una volta sposata avrebbe perduto le sue abilità.
Atalanta, per accontentare il padre, sicura dei propri mezzi, promise di sposarsi solo con chi l'avesse battuta in una gara di corsa. La posta era altissima: ciascun pretendente che non ne fosse uscito vincitore, sarebbe stato ucciso.
Nessuno riuscì a batterla finché non arrivò Ippomene che, profondamente innamorato, volle cimentarsi nella rischiosissima impresa chiedendo aiuto ad Afrodite. La dea diede allora a Ippomene tre mele d'oro tratte dal Giardino delle Esperidi ed egli, seguendone il consiglio, lasciò che cadessero una a una durante la corsa. Atalanta ne risultò irresistibilmente attratta e si fermò ogni volta a raccoglierle perdendo così terreno prezioso e, infine, la gara stessa.
Tempo dopo i due sposi incorsero nelle ire di Afrodite, offesa per averli scoperti ad amarsi in un tempio dedicato a Cibele. Per punirli decise di trasformarli in leoni perché i greci ritenevano che i leoni non si accoppiassero tra loro, tesi sostenuta anche da Plinio il Vecchio (Nat. Hist. VIII 43) secondo il quale i leoni non si accoppiassero tra di loro, ma con i leopardi; Atalanta e Ippomene sarebbero stati mutati in leoni perché non potessero più amarsi: Teocrito nell'idillio III afferma che: "Quando Ippomene a nozze la fanciulla voleva indurre, presi i pomi in mano, compiva la sua corsa, ma Atalanta come li vede ne divenne folle piombando in un amore senza fine".
FONTI ANTICHE
Teocrito, Idilli III, 40 ss.;
Ovidio, Metamorfosi X, 560 ss.;
Igino, Favole 185
Apollodoro, Biblioteca, Libro III 9,2
Atalanta (dal greco Ἀταλάντη Atalànte, "in equilibrio") è una figura della mitologia greca, figlia di Iaso, re dell'Arcadia, e di Climene.
Il padre desiderava un maschio e, com'era costume in questi casi, la abbandonò sul monte Pelio. Artemide inviò un'orsa, che se ne prese cura allattandola e allevandola. Qualche tempo dopo fu trovata da un gruppo di cacciatori che la crebbero.
La propensione per la caccia si manifestò presto quando affrontò e uccise con l'arco i centauri Ileo e Reco che avevano tentato di possederla. In seguito chiese di far parte degli Argonauti ma Giasone, che temeva la presenza di una donna sulla nave Argo, rifiutò. Altra prova di destrezza nella caccia la diede partecipando alla battuta per la cattura del cinghiale calidonio che riuscì a ferire per prima. Meleagro, in segno di onore, le fece dono della pelle della preda. L'eco dell'impresa la rese famosa tanto che il padre infine la riconobbe. Le insistenze del padre affinché si sposasse incontrarono la sua contrarietà: infatti un oracolo le aveva predetto che una volta sposata avrebbe perduto le sue abilità.
Atalanta, per accontentare il padre, sicura dei propri mezzi, promise di sposarsi solo con chi l'avesse battuta in una gara di corsa. La posta era altissima: ciascun pretendente che non ne fosse uscito vincitore, sarebbe stato ucciso.
Nessuno riuscì a batterla finché non arrivò Ippomene che, profondamente innamorato, volle cimentarsi nella rischiosissima impresa chiedendo aiuto ad Afrodite. La dea diede allora a Ippomene tre mele d'oro tratte dal Giardino delle Esperidi ed egli, seguendone il consiglio, lasciò che cadessero una a una durante la corsa. Atalanta ne risultò irresistibilmente attratta e si fermò ogni volta a raccoglierle perdendo così terreno prezioso e, infine, la gara stessa.
Tempo dopo i due sposi incorsero nelle ire di Afrodite, offesa per averli scoperti ad amarsi in un tempio dedicato a Cibele. Per punirli decise di trasformarli in leoni perché i greci ritenevano che i leoni non si accoppiassero tra loro, tesi sostenuta anche da Plinio il Vecchio (Nat. Hist. VIII 43) secondo il quale i leoni non si accoppiassero tra di loro, ma con i leopardi; Atalanta e Ippomene sarebbero stati mutati in leoni perché non potessero più amarsi: Teocrito nell'idillio III afferma che: "Quando Ippomene a nozze la fanciulla voleva indurre, presi i pomi in mano, compiva la sua corsa, ma Atalanta come li vede ne divenne folle piombando in un amore senza fine".
FONTI ANTICHE
Teocrito, Idilli III, 40 ss.;
Ovidio, Metamorfosi X, 560 ss.;
Igino, Favole 185
Apollodoro, Biblioteca, Libro III 9,2